Castel Stenico della Torre della Fame
Rimane la presenza inquietante, all’interno del maniero della Torre di Bozone, che custodiva la prigione. Il luogo era anche chiamato “Torre della Fame”, perché si dice i condannati a morte fossero gettati in una stanza buia e inaccessibile, chiusa dall’alto da una pesante grata, e lì lasciati a morire di stenti.
Durante la visita si percepisce in modo chiaro questo dualismo fra luogo di potere e di controllo e residenza: l’originario carattere militaresco del castello si riflette nelle alte mura, nelle finestre inaccessibili, nell’aspetto austero e scuro della Sala del Giudizio, dove il Capitano delle Giudicarie esercitava il suo potere dall’alto di uno scranno, in posizione dominante rispetto ai condannati.
All’interno del castello, invece, molte parti vengono pian piano trasformate, a partire dal XV secolo, in residenza elegante, di sapore rinascimentale.
Troviamo loggette ingentilite da colonne di pietra, bifore, trifore e un aspetto più “italiano”. Del resto, il governo era stabile, non soggetto ad attacchi esterni, e all’epoca del vescovo Giovanni Hinderbach, nel tardo ‘400. Più tardi, nel XVI sec., durante il governo di Bernardo Clesio, il castello diventa infatti residenza estiva per i vescovi e viene arricchito anche da affreschi, sale e luoghi adatti ai ricevimenti.