NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA

Il Parco Archeo Natura sorge all’interno del sito palafitticolo inserito nel Patrimonio UNESCO nel 2011. Una ricostruzione filologica fedele, basata sui risultati di anni di scavi nell’area, per viaggiare nella vita quotidiana degli abitanti del Trentino di 3500 anni fa

NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #1
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #1
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #2
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #2
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #3
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NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #4
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #4
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #5
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NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #6
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #6
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #7
NEL VILLAGGIO PREISTORICO TRA TERRA E ACQUA #7

A Fiavé, tra il Lago di Garda e le Dolomiti di Brenta, è possibile fermare il tempo e viaggiare nella vita quotidiana di un villaggio palafitticolo di 3.500 anni fa, sorto sulle sponde dell'antico Lago Carera. Lo specchio d’acqua, divenuto una torbiera, ha custodito per alcune migliaia di anni le tracce di quelle prime comunità sospese tra acqua e terra, scavate e riportate alla luce dagli archeologi nei primi anni ’70.

Un mondo che oggi rivive nel Parco Archeo Natura di Fiavé, ideato e curato dalla Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento. Un allestimento creato per vivere un’esperienza tra archeologia, storia e natura dalla forte connotazione emozionale e multisensoriale.

Fiavé è oggi una delle 111 località, tra cui Ledro, che costituiscono il sito seriale delle palafitte preistoriche dell’arco alpino, proclamato Patrimonio mondiale Unesco nel 2011. Il territorio delle Giudicarie è stato riconosciuto nel 2015 Riserva della Biosfera Unesco e le Dolomiti di Brenta, altro Patrimonio mondiale, si riflettono negli stagni immobili della torbiera.

Le strutture realizzate sono attigue all’area archeologica dove affiorano i resti dei pali che sorreggevano le costruzioni dell’età del Bronzo. Varcando la soglia del parco, come per magia, quella “selva di pali”, come venne definita dagli archeologi, si trasforma nel villaggio abitato, invitando all’esplorazione di inediti spaccati di vita del secondo millennio avanti Cristo.

Sulle sponde di un piccolo lago sono riproposti in grandezza naturale i pali di sostegno delle capanne e la ricostruzione dell'ultimo villaggio preistorico con le sue ingegnose fondazioni a reticolo e la palizzata di cinta. L’impegno della Soprintendenza è stato quello di mantenere uno stretto legame, il più possibile di natura filologica, fra le ricostruzioni e le eccezionali peculiarità dei villaggi sull’acqua, evidenziate dalle campagne di scavo che, dal 1969 agli anni Novanta, hanno gettato nuova luce sulle palafitte preistoriche in area alpina e portato Fiavé alla ribalta internazionale. Questa documentazione è alla base della fedele ricostruzione di cinque capanne, tre delle quali visitabili e accessibili attraverso una passerella sospesa sull’acqua, allestite e arredate per calarsi nella vita quotidiana degli abitanti dell’antico villaggio.

Corredano il percorso pannelli informativi e installazioni che illustrano la vita ai tempi delle palafitte, un centro visitatori con filmati e apparati multimediali, aree di sosta e spazi dedicati alle famiglie e ai visitatori più piccoli.

Il parco si raggiunge direttamente dal Museo dedicato alle palafitte, nel centro di Fiavé, percorrendo in 30 minuti circa una comoda e facile passeggiata tra i prati e le coltivazioni attorno all’area della torbiera e tratti su passerelle lignee, oppure dal parcheggio lungo la strada che conduce a Riva del Garda, accanto alla torbiera.

Nell’abitato di Fiavé, il Museo delle Palafitte, inaugurato nel 2012, ha da subito “conquistato” i visitatori grazie al coinvolgente e innovativo percorso espositivo che propone in maniera immediata e interattiva il contesto del vicino sito archeologico. La collezione, unica in Europa, di circa 300 oggetti in legno lascia stupiti per la loro modernità. Sono stoviglie e utensili da cucina come tazze, mestoli, vassoi, frullini, strumenti da lavoro come secchi, mazze, falcetti, trapani, manici per ascia. E le particolari condizioni ambientali nei depositi lacustri hanno restituito persino derrate alimentari come spighe di grano, corniole, nocciole, mele e pere.

 

Approfondimenti

·         Palafitte di Ledro. Anche la sponda orientale del Lago di Ledro si è rivelata zona di importantissimi ritrovamenti archeologici e in particolare i resti di un villaggio di palafitte del Bronzo Antico – Medio (2200-1350 a.C.). Nell’ultimo secolo sono stati rinvenuti più di 10.000 pali. Il museo e il villaggio ricreano l’atmosfera di questo insediamento dove il visitatore può rivivere la vita dei nostri antenati.

·         Monte San Martino a Lundo. Questo sperone di roccia tra l’Altogarda e le Giudicarie, sepolto dalla vegetazione fino ad una decina di anni fa, ha restituito i resti di un’antica fortificazione innalzata al tramonto dell’Impero Romano per fermare le incursioni dei “barbari” secondo precise indicazioni strategico-militari, sentinella nel mantenere nelle mani del re Carlo Magno e del nuovo impero la rete delle strade, tra Europa ed Italia. Dopo secoli di oblio gli archeologi, grazie ad un progetto internazionale, ne hanno riportato alla luce i tratti più significativi, straordinariamente conservati nei suoi resti e fra cui domina l’oratorio dedicato a San Martino. Monte San Martino è raggiungibile a piedi dal paese di Lundo seguendo il segnavia SAT 425 in circa un’ora a piedi su strada forestale e sentieri nel bosco, oppure in circa 40 minuti da Arco - San Giovanni al Monte, camminando attraverso faggete secolari come i viaggiatori di un tempo.



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