COMPLEANNI TRA LE VETTE

Il volontariato attivo ha una lunga tradizione in Trentino, come testimoniano due   significative celebrazioni che cadono nel 2022, i 150 anni di Sat e i 70 anni del Corpo di Soccorso Alpino

COMPLEANNI TRA LE VETTE  #1
COMPLEANNI TRA LE VETTE #1
COMPLEANNI TRA LE VETTE  #2
COMPLEANNI TRA LE VETTE #2
COMPLEANNI TRA LE VETTE  #3
COMPLEANNI TRA LE VETTE #3

IL SOCCORSO ALPINO DEL TRENTINO (1952 - 2022)

Da quando, a metà del 1800, le alte quote sono diventate uno straordinario terreno di avventura e di scoperta, fino agli inizi degli anni Cinquanta del secolo scorso, il soccorso in montagna si è sempre svolto grazie alla generosità, all’esperienza e alla competenza di singoli alpinisti, noti e meno noti, che spesso, da soli o insieme a squadre di soccorso estemporanee, si sono resi protagonisti di salvataggi memorabili. Non vi era infatti nulla di organizzato sul territorio. Ad imprimere una accelerazione alla opportunità di istituire un soccorso alpino organizzato contribuì sicuramente la profonda impressione sollevata, in tutto il Trentino e non solo, da un tragico incidente accaduto nell’estate del 1950 sulla vedretta dei Camosci nelle Dolomiti di Brenta. Quattro giovani di Trento legati in cordata scivolarono dentro un crepaccio, e tre di loro persero la vita per lo sfinimento, il freddo, le ferite. Solo una ragazza, fu recuperata viva dai soccorritori, attivati dopo che al terzo giorno dall’incidente alcuni alpinisti di passaggio udirono i suoi richiami di aiuto.

Di questa necessità era fortemente convinto il medico e alpinista trentino Scipio Stenico, che inizia a lavorare ad un piano generale per mettere a punto un’efficace organizzazione del soccorso in montagna, analizzando quanto era stato ipotizzato o realizzato in questo ambito fino ad allora in Italia e all’estero. Quel piano, per molti aspetti innovativo e “rivoluzionario”, prevedeva la costituzione di un Corpo di Soccorso Alpino, diviso in Stazioni di soccorso, collocate nei principali centri ai piedi delle montagne, ognuna delle quali coordinata da un Capostazione.

Quindi nel maggio del 1952, proprio Scipio Stenico, con la collaborazione di Mario Smadelli e Carlo Colò, diede vita a Pinzolo alla prima Stazione del Corpo Soccorso Alpino, in seno alla Società Alpinisti Tridentini. È l’atto di nascita del Soccorso Alpino e Speleologico Trentino, un’organizzazione di volontariato che costituisce un’articolazione territoriale dello stesso Corpo Nazionale e che dal 2001 è inserita nella Protezione Civile della stessa Provincia.

Una storia affascinante e intensa, nella quale, come giustamente scriveva Scipio Stenico, i veri protagonisti sono stati e continueranno ad essere alpinisti e alpiniste che, spinti da una grande passione per la montagna e da un profondo spirito di solidarietà, hanno deciso di mettersi al servizio della comunità. Scriveva infatti Stenico: “Il soccorso è anzitutto questione di uomini e di materiali e di questo binomio siamo convinti che il termine principale, anzi essenziale, è l’uomo. Dal suo spirito, oltre che dalla sua perizia, dipende soprattutto la riuscita e la rapidità di ogni azione di soccorso”.

La bontà e la straordinaria lungimiranza del suo progetto portò il Corpo Soccorso Alpino a diffondersi in poco tempo da Pinzolo a tutto il Trentino (nel 1953 erano già 25 le stazioni provinciali) e alcuni anni più tardi e con lo stesso “modello trentino” nel resto d’Italia, con la fondazione del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico del CAI nel 1954.

Oggi il Soccorso Alpino e Speleologico Trentino è una realtà di volontariato altamente specializzata della Protezione civile trentina, ed è il soggetto di riferimento esclusivo per l’attuazione del soccorso sanitario in territorio montano impervio e in ambiente ipogeo. Ne fanno parte circa 700 soci, operativi 365 giorni all'anno, 24 ore su 24, organizzati in 33 Stazioni di soccorso territoriali e 1 Stazione speleologica, capillarmente distribuite su tutto il territorio e guidate dai rispettivi Capistazione. Ogni anno vengono effettuati di media oltre 1.000 interventi su diversi terreni operativi, dalla roccia all’ambiente innevato e ghiacciato, dai sentieri alle forre e alle grotte, dal bosco ai terreni impervi e agli impianti a fune.

L’utilizzo dell’elicottero nelle operazioni di soccorso in montagna - iniziato in Trentino tra la fine degli anni ’50 e gli inizi degli anni ’60 del secolo scorso - ha rivoluzionato sotto molti aspetti lo stesso concetto di soccorso alpino. Il Nucleo Elicotteri della Provincia Autonoma di Trento è un fiore all’occhiello della Protezione Civile del Trentino, un servizio operativo 24 ore su 24 anche in montagna, non più orientato a portare il ferito in ospedale nel minor tempo possibile, ma piuttosto a “portare una parte di ospedale” - il medico  rianimatore e un infermiere - direttamente sull’infortunato, anche nei luoghi più impervi.

La mostra

Questa storia sarà ripercorsa dalla mostra che sarà inaugurata a Trento il prossimo 29 aprile a Palazzo Trentini nell’ambito del 70° Trento Film Festival e nel corso dell’estate sarà itinerante in numerose località del Trentino. 70 anni di storia raccontati con le immagini fotografiche di ieri e di oggi e attraverso 7 parole chiave. Dietro ognuna di queste parole si svela un mondo di valori e di ricordi, ma soprattutto l’inesauribile entusiasmo che continua ad animare il prezioso impegno di centinaia di uomini e di donne

 

150 ANNI DI SAT IN TRENTINO (1872 - 2022)

Non è un caso se il Soccorso Alpino del Trentino nasce nel 1952 in seno alla SAT, da intuizioni e visioni di persone all’interno del sodalizio che all’epoca intrecciava, da ben 80 anni, la propria storia e quella del Trentino e che ha continuato a farlo fino ai giorni nostri.

La Società degli Alpinisti Tridentini (SAT) è stata costituita 150 anni fa a Madonna di Campiglio, il 2 settembre 1872, con il nome di Società Alpina del Trentino. I 27 soci fondatori, esponenti della borghesia benestante e di una nobiltà illuminata, riuniti nelle sale dello Stabilimento Righi, l’attuale Salone Hofer all’interno dell’Hotel Des Alpes, intendevano così promuovere “la visita, lo studio e la illustrazione delle montagne”, lo sviluppo turistico delle vallate e senza citarla troppo espressamente l’italianità‘ del Trentino. I mezzi per perseguire tali scopi erano la costruzione di rifugi, la realizzazione di sentieri, i finanziamenti agli albergatori e alle “Società di abbellimento”, l’organizzazione delle guide alpine, l’ascensione di cime e la pubblicazione di scritti geografici e alpinistici. Primo presidente fu Prospero Marchetti, vicepresidente Nepomuceno Bolognini, ovvero i veri padri della società alpinistica. I soci, già 80 nel primo anno (e dal secondo si videro anche le prime donne), non facevano certo mistero delle loro idee irredentiste. Nell’estate del 1876 la Società Alpina venne perciò sciolta dalle autorità austriache; si ricostituì l’anno successivo ad Arco con il nome attuale di Società degli Alpinisti Tridentini. Nel frattempo, nel 1874, era stato inaugurato il primo rifugio, la Casina Bedole, in Val Genova. Anche la costruzione delle prime strutture in quota sottendeva l’intento di presidiare il territorio montano per frenare la pervasiva presenza delle associazioni alpinistiche austro-tedesche (DuÖav). Una contrapposizione, con rifugi costruiti a pochi metri di distanza tra loro, che alimentò episodi e dispute anche curiose fino allo scoppio della Prima Guerra mondiale. Precorrendo i tempi la SAT è stata un baluardo nella tutela dell’ambiente montano, una voce che in più occasioni si è alzata contro la banalizzazione e lo sfruttamento del territorio alpino con prese di posizione e documenti ufficiali.

L’associazione oggi
Attualmente la SAT annovera quasi 26.000 soci, suddivisi 87 Sezioni che abbracciano tutto il territorio trentino. È proprietaria di 34 rifugi in tutti i gruppi montuosi della provincia e numerosi bivacchi, cura la segnaletica e la manutenzione di 5.500 km tra sentieri alpini, sentieri attrezzati e vie ferrate grazie al lavoro di decine di soci volontari. Ed è proprio il volontariato, l’impegno per il bene comune, la solidarietà e l’inclusività che ha contraddistinto la vita associativa della SAT nei suoi 150 anni di vita. Un grande patrimonio di competenze messo a disposizione di un’intera comunità.
www.sat.tn.it

 

 

 


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