I misteri del dosso di Dolèda: streghe e sortilegi
Escursione invernale • Val di Fassa
I misteri del dosso di Dolèda: streghe e sortilegi
<p>Le antiche strade destinate al trasporto del bestiame per raggiungere i villaggi tra i più alti del Trentino e per inoltrarti nella magia e nei miti della valle.</p>
<p>"Penìa, che più in ite no l'é nia" (Penìa, dove oltre non c'è nulla)... Lo sperone roccioso di Dolèda, a 1828 metri, è uno dei punti panoramici più straordinari della valle. Si narra che un tempo fosse il luogo di ritrovo delle streghe, alimentando leggende che avvolgono la zona. I misteriosi disegni rupestri e i sassi squadrati fanno pensare alle fondamenta di un antico castello scomparso, forse legato alla mitica contessa di Dolèda, una nobildonna che, si dice, lasciò tutto per sfuggire alle guerre italiche e vivere in pace all’ombra della Marmolada. Il nome "Dolàda", che in ladino significa "squadrare a colpi d’ascia", solleva interrogativi: si tratta di rocce squadrate e picconate in cerca di tesori nascosti o di pitture rupestri legate ad antiche pratiche propiziatorie? Misteri affascinanti che si aggiungono al fascino del luogo. Sopra le case di Penìa, si aprono distese che ospitano mufloni e caprioli, e si trovano Lorenz e Vera, due dei villaggi abitati più in quota del Trentino. Questi insediamenti, costruiti su scarpate di origine geologica e vulcanica, fino al 2010 erano raggiungibili solo a piedi. Penìa conserva anche uno dei migliori esempi di antica segheria veneziana, utilizzata per la lavorazione del legname. Si tratta dell’unica segheria idraulica ancora funzionante in tutta la Val di Fassa, un autentico gioiello del passato.</p>