Serata Teatrale
Mezzano Romantica | 8^ Edizione
“Mi abbatto e sono felice” - monologo eco-sostenibile
di e con Daniele Ronco - regia Marco Cavicchioli
elementi di scena Piero Ronco, Federico Merula, Lorenzo Rota
Realizzato con il sostegno di Teatro Tangram, Fondazione Live Piemonte dal Vivo, Città di Orbassano, Comune di Cumiana
Sempre più spesso si sente parlare di disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale, etc.. Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?!
Sembra che la felicità dell’uomo occidentale sia direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma: producendo si ottiene denaro e più denaro si possiede, più si consuma e ci si sente felici.
Siamo certi di questa affermazione? Molti di noi avrebbero la risposta pronta, ma a parole siamo bravi tutti.
Sono i fatti quelli che contano.
Pensiamo per un attimo alla tensione che scorre all’ora di punta nei centri delle città, quando basta un clacson per far scoppiare una rissa.
Pensiamo all’invidia nei confronti di chi, sul posto di lavoro, ottiene un passaggio di livello, ai continui piagnistei delle persone
davanti a uno spritz, ai milioni di finanziamenti suicidi per assicurarsi un’ automobile da 40.000 Euro, alle farmacie
prese d’ assalto da una popolazione malata e acciaccata.
Vi sembrano segni di un popolo felice? La risposta pare piuttosto scontata.
Eppure i capi dei governi invitano a consumare di più, a produrre di più, con un’ inevitabile incremento della frustrazione umana.
Le lotte di potere sono all’ordine del giorno e a qualsiasi livello.
Dall’altra parte gli stessi capi dei governi parlano dei problemi di inquinamento, rifiuti tossici, surriscaldamento globale,… Anche qui si riscontra un paradosso non indifferente.
Si spinge a produrre e a consumare di più e poi ci si lamenta di come il pianeta stia andando a rotoli? Siamo la specie più
invasiva della Terra, acciecata da un materialismo dilagante.
L’ipocrisia è all’ordine del giorno. In tutto questo, l’unica ancora di salvezza è l’ Amore.
L’unica variabile impazzita, l’unica variabile a sfuggire alle leggi della fisica e della chimica.
L’amore per se stessi, per le altre creature e per il pianeta che ci ospita potrà salvarci da un declino altrimenti inarrestabile. L’amore non costa, non crea Pil, non inquina, è scomodo perché fa ammalare di meno, perché sfugge alle statistiche, perché non è tassabile, almeno per ora.
“Mi abbatto e sono felice” non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale.
Si autoalimenta grazie allo sforzo prodotto dall’attore in scena, che pedalando per un’ora intera su una bicicletta recuperata
in discarica, fa girare una dinamo collegata ad un faro, che si illumina a seconda dell’intensità della pedalata.
Non sono presenti altri elementi scenici, i costumi sono essenziali e recuperati al mercatino dell’usato. Le musiche sono live.
È lo stesso attore ad accompagnare il pubblico in alcune esperienze sensoriali, suonando uno strumento a percussione in legno, realizzato a mano da un artigiano africano.
Lo spettacolo si presta a stimolanti sinergie con enti che si occupano delle questioni legate alla salvaguardia dell’ ambiente, all’eco-sostenibilità, alla decrescita felice.
L’intenzione è quella di sensibilizzare trasversalmente la cittadinanza, attraendo anche un pubblico solitamente non avvezzo al teatro.
Mezzano, Centro Civico, ore 21.00
di e con Daniele Ronco - regia Marco Cavicchioli
elementi di scena Piero Ronco, Federico Merula, Lorenzo Rota
Realizzato con il sostegno di Teatro Tangram, Fondazione Live Piemonte dal Vivo, Città di Orbassano, Comune di Cumiana
Sempre più spesso si sente parlare di disagio, crisi, scarsa produttività, povertà, inquinamento, surriscaldamento globale, etc.. Ma come, nell’era del benessere ci sono tutti questi problemi?!
Sembra che la felicità dell’uomo occidentale sia direttamente proporzionale a quanto produce e quanto consuma: producendo si ottiene denaro e più denaro si possiede, più si consuma e ci si sente felici.
Siamo certi di questa affermazione? Molti di noi avrebbero la risposta pronta, ma a parole siamo bravi tutti.
Sono i fatti quelli che contano.
Pensiamo per un attimo alla tensione che scorre all’ora di punta nei centri delle città, quando basta un clacson per far scoppiare una rissa.
Pensiamo all’invidia nei confronti di chi, sul posto di lavoro, ottiene un passaggio di livello, ai continui piagnistei delle persone
davanti a uno spritz, ai milioni di finanziamenti suicidi per assicurarsi un’ automobile da 40.000 Euro, alle farmacie
prese d’ assalto da una popolazione malata e acciaccata.
Vi sembrano segni di un popolo felice? La risposta pare piuttosto scontata.
Eppure i capi dei governi invitano a consumare di più, a produrre di più, con un’ inevitabile incremento della frustrazione umana.
Le lotte di potere sono all’ordine del giorno e a qualsiasi livello.
Dall’altra parte gli stessi capi dei governi parlano dei problemi di inquinamento, rifiuti tossici, surriscaldamento globale,… Anche qui si riscontra un paradosso non indifferente.
Si spinge a produrre e a consumare di più e poi ci si lamenta di come il pianeta stia andando a rotoli? Siamo la specie più
invasiva della Terra, acciecata da un materialismo dilagante.
L’ipocrisia è all’ordine del giorno. In tutto questo, l’unica ancora di salvezza è l’ Amore.
L’unica variabile impazzita, l’unica variabile a sfuggire alle leggi della fisica e della chimica.
L’amore per se stessi, per le altre creature e per il pianeta che ci ospita potrà salvarci da un declino altrimenti inarrestabile. L’amore non costa, non crea Pil, non inquina, è scomodo perché fa ammalare di meno, perché sfugge alle statistiche, perché non è tassabile, almeno per ora.
“Mi abbatto e sono felice” non utilizza energia elettrica in maniera tradizionale.
Si autoalimenta grazie allo sforzo prodotto dall’attore in scena, che pedalando per un’ora intera su una bicicletta recuperata
in discarica, fa girare una dinamo collegata ad un faro, che si illumina a seconda dell’intensità della pedalata.
Non sono presenti altri elementi scenici, i costumi sono essenziali e recuperati al mercatino dell’usato. Le musiche sono live.
È lo stesso attore ad accompagnare il pubblico in alcune esperienze sensoriali, suonando uno strumento a percussione in legno, realizzato a mano da un artigiano africano.
Lo spettacolo si presta a stimolanti sinergie con enti che si occupano delle questioni legate alla salvaguardia dell’ ambiente, all’eco-sostenibilità, alla decrescita felice.
L’intenzione è quella di sensibilizzare trasversalmente la cittadinanza, attraendo anche un pubblico solitamente non avvezzo al teatro.
Mezzano, Centro Civico, ore 21.00