Alpini al fronte
Immagini dall'archivio del Museo della Guerra
Un percorso per immagini scandito dalle testimonianze dei combattenti, affidate alle pagine di diari e lettere.
Alpini al fronte Attraverso le immagini conservate nell'archivio fotografico del Museo della Guerra la mostra ripercorre alcuni dei principali teatri che hanno visto protagonisti gli alpini tra il 1915 ed il 1918: dall'Ortles all'Adamello, dall'Ortigara alle Tofane, dalla Carnia al monte Nero. I primi reparti alpini vennero costituiti nel 1872, destinati al controllo militare dei confini settentrionali del Regno d'Italia. Una loro particolarità fu fin dall'inizio il reclutamento territoriale. Mentre infatti i reparti di fanteria del Regio Esercito "mescolavano" uomini provenienti da più regioni, i battaglioni alpini vennero costituiti su base regionale nelle aree alpina e prealpina – con qualche estensione all'Appennino – rispettando la provenienza territoriale delle reclute. Era infatti importante che i soldati conoscessero bene i luoghi e le condizioni ambientali e climatiche dove avrebbero dovuto combattere. Oltre ad una maggior capacità operativa, ciò favorì anche il formarsi di una forte coesione di corpo, che nella storia militare del nostro Paese divenne uno dei fondamenti del "mito" degli alpini. Alla vigilia della Grande Guerra i battaglioni alpini erano 26, affiancati da 24 batterie di artiglieria da montagna, ma già nel 1915 il loro numero passò a 52, per diventare 78 nel 1916 e 85 nel 1917, affiancati da 75 batterie di artiglieria da montagna e 75 someggiate. Nel 1918, a seguito delle perdite subite nella disastrosa ritirata di Caporetto, il loro numero scese a 58, ai quali sono da aggiungere 3 battaglioni di sciatori. Fino al 1917 la guerra fu combattuta soprattutto in aree montuose su un fronte lungo centinaia di chilometri, una estensione che le truppe alpine non furono mai in grado di coprire da sole; al loro fianco fu necessario l'impiego di molti reggimenti di fanteria, in un ambiente estremo del quale quei soldati avevano ben poca esperienza.
Alpini al fronte Attraverso le immagini conservate nell'archivio fotografico del Museo della Guerra la mostra ripercorre alcuni dei principali teatri che hanno visto protagonisti gli alpini tra il 1915 ed il 1918: dall'Ortles all'Adamello, dall'Ortigara alle Tofane, dalla Carnia al monte Nero. I primi reparti alpini vennero costituiti nel 1872, destinati al controllo militare dei confini settentrionali del Regno d'Italia. Una loro particolarità fu fin dall'inizio il reclutamento territoriale. Mentre infatti i reparti di fanteria del Regio Esercito "mescolavano" uomini provenienti da più regioni, i battaglioni alpini vennero costituiti su base regionale nelle aree alpina e prealpina – con qualche estensione all'Appennino – rispettando la provenienza territoriale delle reclute. Era infatti importante che i soldati conoscessero bene i luoghi e le condizioni ambientali e climatiche dove avrebbero dovuto combattere. Oltre ad una maggior capacità operativa, ciò favorì anche il formarsi di una forte coesione di corpo, che nella storia militare del nostro Paese divenne uno dei fondamenti del "mito" degli alpini. Alla vigilia della Grande Guerra i battaglioni alpini erano 26, affiancati da 24 batterie di artiglieria da montagna, ma già nel 1915 il loro numero passò a 52, per diventare 78 nel 1916 e 85 nel 1917, affiancati da 75 batterie di artiglieria da montagna e 75 someggiate. Nel 1918, a seguito delle perdite subite nella disastrosa ritirata di Caporetto, il loro numero scese a 58, ai quali sono da aggiungere 3 battaglioni di sciatori. Fino al 1917 la guerra fu combattuta soprattutto in aree montuose su un fronte lungo centinaia di chilometri, una estensione che le truppe alpine non furono mai in grado di coprire da sole; al loro fianco fu necessario l'impiego di molti reggimenti di fanteria, in un ambiente estremo del quale quei soldati avevano ben poca esperienza.