Da quota a valle
Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai
Come cambierà la disponibilità d’acqua a valle? Quali saranno gli effetti sulla biodiversità e sulle comunità montane? In che modo il turismo e l'agricoltura dovranno reinventarsi per sopravvivere?
Io sono ghiacciaio
Sono territorio. Gli habitat montani, l’agricoltura, la pastorizia, l’energia dell’acqua e molteplici altre attività dipendono da me. Sono identità. Estate e inverno seguono il mio trasformarmi nel ritmo denso delle stagioni. Io sono vita. Sono montagna. Sono storia, memoria. So che, per quanto sia possibile cambiare rotta, riducendo drasticamente le emissioni globali, io non sarò mai più quello di un tempo. Ma so anche che c’è ancora spazio per scrivere un nuovo capitolo, uno in cui le Alpi non siano solo vestigia del passato, ma luogo vivo, capace di adattarsi e di resistere.
Io sono cambiamento
Siamo nel pieno di una rivoluzione. Gli anni ‘più caldi di sempre’ si susseguono, record dopo record. L’umanità è consapevole che noi, i ghiacci perenni, pur ricoprendo appena il 10% della superficie terrestre, siamo regolatori del clima, risorse d’acqua dolce da cui dipende la sopravvivenza di miliardi di persone e centinaia di specie viventi.
Qui, sulle Alpi, teniamo insieme le montagne, che al nostro ritirarci perdono equilibrio, franano. È per questo che le Nazioni Unite hanno deciso di dedicarci il 2025: Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai! Un anno simbolico, ben inteso, per riportarci al centro dell’attenzione. All’attuale tasso di fusione, noi ghiacciai alpini rischiamo di scomparire del tutto entro il 2100 - quello della Marmolada addirittura prima del 2050!
Io sono vita
Secondo il Comitato Glaciologico Italiano, tra il 1850 e oggi, noi ghiacciai alpini abbiamo perso oltre il 60% della nostra superficie. La Marmolada ne ha dato tragica testimonianza nel 2022, quando un gigantesco seracco è collassato portando via vite. Ci sono anche altri segnali, meno visibili: strade e sentieri che scompaiono, rifugi che devono essere ricostruiti, paesi di montagna costretti a reinventarsi per sopravvivere, disponibilità di acqua sempre più incerta.
Dove il ghiaccio si ritira, muschi, licheni e piante pioniere colonizzano le superfici esposte, seguite da arbusti e piccoli alberi, molte specie specializzate negli ambienti freddi non hanno il tempo di adattarsi e rischiano di non trovare più il loro spazio, spinte sempre più in alto fino a scomparire.
L’Anno Internazionale per la Conservazione dei Ghiacciai vuole essere un monito, un’opportunità per riflettere, per agire. La ricerca è essenziale per comprendere i cambiamenti in atto e prevedere le loro conseguenze. La scienza che studia me e gli altri ghiacci terrestri - calotte glaciali, neve, ghiaccio marino e permafrost - si chiama scienza della criosfera e integra diverse discipline: geologia, climatologia, idrologia, ingegneria e scienze sociali.
È uno strumento potente per orientare le politiche di adattamento in maniera mirata e sostenibile: capire l’evoluzione dei ghiacciai e del permafrost consente di sviluppare modelli previsionali sempre più accurati.
Adesso vorrei che vi specchiaste nel mio ghiaccio scintillante e ascoltaste i miei silenzi. Ho due parole soltanto: ‘abbiate cura’.