LA SFIDA PER UNA CACCIA “PIU’ ETICA”

In Trentino la gestione venatoria è ispirata alla tradizione centro europea dalla quale ha ereditato la suddivisione del territorio in riserve comunali e l’adozione della tecnica del prelievo selettivo come regolatore delle popolazioni di animali e a tutela della biodiversità

LA SFIDA PER UNA CACCIA “PIU’ ETICA” #1
LA SFIDA PER UNA CACCIA “PIU’ ETICA” #1

Che cos’è la caccia oggi? Cominciamo col chiarire che cosa certamente non è: non è una necessità per l’uomo, non è uno sport, non è propriamente una professione.
L’Accademia Ambiente, Foreste e Fauna del Trentino, il cui obiettivo è la diffusione di conoscenze e la crescita di una sensibilità che favorisca un rapporto equilibrato tra l’uomo e l’ambiente ci propone questa definizione di cosa è la caccia oggi:

La caccia è una forma legittima, di carattere ricreativo, ma con finalità gestionali, di utilizzo sostenibile di una risorsa naturale rinnovabile, la fauna selvatica.
É legittima perché è consentita dalla legge a determinate condizioni e regole. É attività ricreativa perché si esercita per passione, a livello dilettantistico. Risorsa naturale rinnovabile: la fauna si rinnova e si rigenera attraverso la riproduzione, ma certo non è infinita. Utilizzo sostenibile: deve dunque essere esercitata in modo da non intaccare questa risorsa, ma salvaguardarla nel tempo e dunque attenersi a criteri di conservazione. Finalità gestionali: la caccia è il primo strumento di gestione faunistica e il prelievo venatorio è un modo efficace per regolare le popolazioni di animali, in termini quantitativi, ma anche qualitativi, per assecondare la biodiversità, per monitorare la salute delle popolazioni animali.

Sono concetti che i cacciatori del Trentino hanno sempre avuto bene in testa. Proprio per questo, oltre che per storia e cultura venatoria, in Provincia di Trento i censimenti e i piani di prelievo si facevano già sessant’anni fa, quando nel resto d’Italia questi termini erano sconosciuti.

Il principale strumento per la gestione della fauna selvatica in Trentino è il Piano Faunistico Provinciale che ha validità decennale ed è stato rivisto l’ultima volta nel 2010. Obiettivi del Piano sono: - la tutela, la conservazione e il miglioramento della fauna; - individuazione degli areali delle singole specie selvatiche; - rilievo dello stato faunistico e vegetazionale esistente; - verifica delle dinamiche delle popolazioni faunistiche; - individuazione degli interventi e delle misure volte al miglioramento della fauna, al fine di realizzare l'equilibrio con l'ambiente, anche attraverso ripopolamenti e prelievi nelle popolazioni medesime e specifiche articolazioni del territorio.

Dal punto di vista dell’organizzazione venatoria, rispetto alla situazione nazionale, il Trentino presenta una caratteristica peculiare che si è rivelata determinante per garantire la conservazione del proprio patrimonio faunistico. Ispirandosi ad un principio originariamente fissato dalla legislazione asburgica, il territorio provinciale è stato infatti suddiviso in 209 riserve di caccia comunali di diritto. In queste l'esercizio venatorio è consentito solo ai cacciatori in possesso di specifici requisiti (in primo luogo la residenza) che testimoniano un saldo legame con le singole realtà comunali. Ciò consente l'instaurarsi di una stabile connessione tra il cacciatore ed il territorio in cui lo stesso esercita la propria attività.

La gestione della caccia, all'interno delle singole riserve, è affidata dalla Provincia autonoma di Trento alla associazione dei cacciatori più rappresentativa sul territorio, l’Associazione Cacciatori Trentini, che tuttavia agisce nell’interesse di tutti i cacciatori, indipendentemente dalla loro iscrizione ad una associazione particolare. L’efficacia di questa gestione, che per un antico legame con la tradizione venatoria centro-europea ha adottato criteri tecnici propri della scuola tedesca basati sul prelievo selettivo - soprattutto per ciò che concerne la gestione degli ungulati - ha portato ad una crescita considerevole della fauna selvatica che oggi non ha eguali nelle Alpi: 36.120 caprioli, 29.946 camosci, 12.066 cervi.

Ma come si arriva a definire il numero di capi che può essere prelevato nel corso della stagione venatoria? Lo strumento si chiama “piano di prelievo”, e nell’applicazione più ricorrente, ovvero gli ungulati, fa riferimento ad ambiti territoriali omogenei e viene redatto ogni anno sulla base di appositi censimenti condotti tra la primavera e l’estate. La verifica della loro corretta applicazione è affidata alla valutazione del prelievo effettuato, attraverso le annuali mostre trofei.

La caccia di selezione a camosci, caprioli e cervi si svolge obbligatoriamente con l’accompagnamento del cacciatore da parte di un “esperto accompagnatore” appositamente qualificato o dal personale di vigilanza in attività di servizio e che abbia seguito un apposito corso di preparazione.

La vigilanza e la prevenzione del bracconaggio è affidata agli organi di polizia forestale (Corpo Forestale Trentino), alle guardie addette ai Parchi nazionali e provinciali, ai custodi forestali dei comuni e loro consorzi e, a richiesta del Presidente della Giunta provinciale, agli organi di pubblica sicurezza. Della vigilanza si occupano anche gli agenti venatori dipendenti dell’Associazione Cacciatori Trentini. In Trentino l'esercizio venatorio è vietato nell'ambito del Parco Nazionale dello Stelvio nonché nelle proprietà demaniali forestali e nei biotopi e soggetto a limitazioni particolari nelle aree coincidenti con i due parchi naturali provinciali stabilite dai relativi piani faunistici.