MONTAGNE APERTE PER FERIE

Dal 20 giugno porte aperte nella maggior parte dei 146 rifugi trentini. Nel Gruppo del Sella riapre dopo tre anni di lavori il rifugio Boè, dove le nuove tecnologie contribuiscono a ridurre l’impatto sull’ambiente e a risparmiare risorse importanti come l’acqua

MONTAGNE APERTE PER FERIE  #1
MONTAGNE APERTE PER FERIE #1
MONTAGNE APERTE PER FERIE  #2
MONTAGNE APERTE PER FERIE #2
MONTAGNE APERTE PER FERIE  #3
MONTAGNE APERTE PER FERIE #3

Camminare in montagna è tra le esperienze più stimolanti e alla portata di tutti. Si incomincia trovando il proprio passo e il ritmo si allinea con il respiro, mentre le emozioni si rinnovano osservando il paesaggio unico che muta ad ogni curva del sentiero, man mano che si sale di quota. Si procede nel silenzio rotto solo dai sassi smossi dal nostro passaggio, dai rumori dell’ambiente e della natura. E l’incontro inaspettato si svela ad ogni passo: con gli abitatori più curiosi di questo mondo, fatto di acqua, ghiaccio, rocce, sotto il cielo infinito.
Dal weekend del 20 giugno sulle montagne trentine, e in particolare nelle Dolomiti, Patrimonio dell’Umanità UNESCO, la rete di oltre 5800 chilometri di sentieri torna ad animarsi con l’apertura della maggior parte dei 146 rifugi alpini. I gestori sono già saliti a presidiare e a riaprire le strutture in quota, per offrire alloggio e ristoro agli escursionisti. Al momento sono in vigore le stesse disposizioni dell’estate scorsa per garantire distanziamento e sicurezza negli spazi comuni, come la prenotazione sia per il pernottamento che per consumare il pranzo, utilizzo di dotazioni personali come il sacco letto e le ciabattine, obbligo di mascherina negli spazi interni.
Tutto è un po' speciale in un rifugio alpino, a cominciare proprio dai gestori e dalle loro storie. Persone che, con infinita passione, vivono da sempre un rapporto privilegiato con la montagna e con il territorio. Sanno “leggere” l'aria, le nuvole, il cielo, e dire se domani ci sarà il sole o se la pioggia arriverà prima di mezzogiorno, ma anche se una calzatura è adatta per percorrere un sentiero o se il percorso scelto è quello migliore. E anche nei rifugi del Trentino, la sostenibilità trova sempre più spesso applicazione concreta.

Tre anni di lavori di ristrutturazione e ampliamento, complessi anche per la quota, che sfiora i 3000 m, stanno per restituire alla fruizione degli escursionisti uno degli storici rifugi situati nelle Dolomiti di Fassa. È il rifugio Boè della Società degli Alpinisti Tridentini nel cuore del massiccio del Sella, a quota 2.871 metri ai piedi della piramide del Piz Boè. Il rifugio è raggiungibile con diversi sentieri: tra questi, il più lungo (3h e 45’), ma dal particolare fascino, è quello che sale da Pian Schiavaneis, lungo la strada per il Passo Sella, e rimonta la selvaggia e silenziosa Val Lastìes fino al Pian de Roces, Val Larga e infine Forcella di Antersass.
Qui la scelta progettuale è stata quella di affiancare al volume risanato del rifugio storico risalente al 1898, quando lo costruì il Club Alpino Austrotedesco, una nuova costruzione che riproponesse i volumi del primo edificio, ma realizzata con materiali e architetture moderne. Punto tappa sull’Alta Via Dolomitica n. 2, il nuovo Boè dispone ora di 76 posti letto e sale da pranzo, inclusa la stube storica nella parte più antica, per 114 posti a sedere. Grande attenzione è stata posta alla riduzione dell’impatto ambientale; sul terreno calcareo che caratterizza il massiccio dolomitico del Gruppo del Sella, la carenza di acqua è un‘emergenza che gli effetti del riscaldamento globale amplificano, in quanto vedrette e piccoli nevai spariscono già a inizio estate. Per questo il Boé è stato dotato di quattro reti di distribuzione idrica: “bianca”, che alimenta lavabi e docce dei bagni e della cucina, con acqua proveniente dalle sorgenti captate intorno al rifugio e da acqua di fusione che riforniscono anche la rete antincendio; “grigia”, che utilizza l’acqua piovana e quella degli scarichi dei lavabi e, preventivamente filtrata, alimenta gli sciacquoni dei servizi igienici; “potabile”, che grazie ad un sofisticato impianto di mineralizzazione, filtrazione e debatterizzazione delle acque captate attorno al rifugio, può servire agli ospiti acqua potabile eliminando del tutto, o comunque riducendo notevolmente, la vendita di acqua in bottiglie di plastica.
Sempre in tema di sostenibilità in Alta val di Sole, un nuovo progetto di sostenibilità ambientale, sociale ed economica, promosso dall’APT Val di Sole e dal Consorzio Pontedilegno-Tonale, coinvolge i quattro rifugi nella zona di Passo Tonale e del Ghiacciaio PresenaCapanna Presena, Panorama 3000 Glacier, Passo Paradiso e Malga Valbiolo. Dall’estate 2021 saranno al centro di una serie di azioni per diventare rifugi “green” dove si utilizzerà solo energia da fonti rinnovabili, totalmente plastic free, e con una proposta enogastronomica basata su prodotti locali, a km Zero, biologici e con etichette di qualità.

La Via delle Normali, la traversata delle Dolomiti di Brenta di cima in cima
A novant'anni dall'apertura della storica “via delle Bocchette”, la Via delle Normali permette di scalare le cime più importanti del Brenta, come Cima Tosa, Cima Brenta, Cima Falkner, il Campanile Alto, e provare le proprie capacità alpinistiche su vette meno blasonate come Cima d'Ambiéz, Pietra Grande e Cima Vagliana. Complessivamente dieci cime, tutte oltre i 2900m, con una difficoltà mai superiore al grado III+; in alcuni tratti seguono parti di via ferrata e gli avvicinamenti, partendo dai rifugi, non sono mai troppo lunghi. Un modo per vivere un’esperienza di alpinismo ancora “esplorativo”, concatenando più vette lungo le vie più storiche. Ma scalare queste cime aiuta anche a comprendere i grandi meccanismi tettonici che hanno reso le Dolomiti un patrimonio geologico importante e simbolico. Queste vie sono tutte state ripristinate con nuovi ancoraggi di sosta e protezioni nei punti più delicati grazie al paziente lavoro delle Guide Alpine del Trentino Meno difficili delle classiche più conosciute, ma non per questo meno interessanti, le “vie normali” fanno scoprire un Brenta rimasto nella memoria dei diari degli alpinisti che per primi affrontarono queste guglie dolomitiche.
L’itinerario inizia dal rifugio Silvio Agostini o dal rifugio XII Apostoli. Sono 8 i rifugi a cui appoggiarsi e volendo anche il bivacco Castiglioni in vetta al Crozzòn di Brenta. Arrivati al rifugio Graffer al Grosté, sopra Madonna di Campiglio, si avranno alle spalle oltre 45 Km tra campanili e pareti, canali e bocchette, di cui 15 di sola arrampicata, 60 ore di “montagna vissuta”, 7 giorni di vera avventura.

(m.b.)



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