Noi alpinisti siamo sognatori
Nel centenario della nascita, recital dedicato a Bepi de Francesch, ad una delle figure più rappresentative dell'alpinismo moderno. Con le voci recitanti di Chiara Turrini e Stefania Scartezzini e l'accompagnamento musicale di Stefano Dell'Antonio e del Coro Enrosadira
Quando Bepi, detto "mani da strapiombo", un campione del sesto grado, raccontava la sua vita alpinistica si capiva che i suoi successi erano dovuti anche alla lunga e paziente preparazione atletica, ad una fredda valutazione delle proprie possibilità: un uomo che, presa una decisione, non tornava indietro. Bepi de Francesch nacque nel 1924 a Cugnan, nel bellunese. Entrò a far parte della P.S. nella Scuola Alpina di San Candido fino a diventare istruttore capo. Nel 1952 venne trasferito a Moena nella moderna sede, e a Moena fu definitivamente di casa. Il suo "curriculum" da alpinista conta circa 60 vie nuove da lui aperte, assieme ai suoi compagni di scalata, e 1300 ascensioni, comprese le ripetizioni delle più impegnative scalate e gli innumerevoli salvataggi in montagna, sia d'inverno sia d'estate. Cavaliere della Repubblica, 2 volte decorato al valore civile, 2 medaglie d'argento e di bronzo della Fondazione Carnegie, 3 volte Ordine del Cardo per i suoi salvataggi, istruttore nazionale di alpinismo, guida del CAI, membro e istruttore del prestigioso Groupe de Haute Montagne francesce, socio della Sezione di Moena della SAT. Dai suoi scritti appare uno spirito umile, ma ricco di enormi valori umani e spirituali: la gioia della contemplazione della natura, la semplice ma adamantina religiosità, il commovente amore per Luciana, sua sposa adorata. Catinaccio, Marmolada, Mugoni, Sella, Odle, Vajolet, Lavaredo, Civetta, Sassolungo, Pale di San Martino, Gasherbrum IV (7980m) nel Karakorum sono solo alcuni dei nomi ricorrenti nelle ascensioni di quest'uomo straordinario, innovatore della tecnica di arrampicata, per il quale la gravità sembrava essere solo una legge teorica. La luna fu nei sogni alpinistici di De Francesch che nel 1971, l’indomani dello sbarco sulla luna degli astronauti di Apollo 14, spedì una lettera alla Nasa chiedendo di far parte di una delle spedizioni con il compito di scalare alcune cime lunari. Nel 2004, sette anni dopo la sua scomparsa, uscì il libro "Mani da strapiombo" che Tommaso Magalotti gli dedicò e dove questo suo sogno spaziale viene ricordato, dato che ormai fa parte della storia dell’alpinismo.
Alle 21.00 nell'aula magna "Simone Chiocchetti" del polo scolastico di Moena. Ingresso gratuito.