Dimmi che mi ami
Le Dolomiti di Claudio Barbier raccontate da Monica Malfatti, giovane giornalista e alpinista trentina, al Passo Pordoi, uno dei luoghi più iconici della storia dell'alpinismo fassano
Mezzo secolo fa il belga Claude Barbier è stato un protagonista dell’alpinismo dolomitico. Il libro racconta le sue scalate in solitaria e in cordata, i suoi litigi anche con i compagni di scalata e gli amici. Poi si scopre il perché ed è una spiegazione dolorosa. Nato e morto in Belgio, Barbier ha amato l’Italia (tanto da voler essere chiamato Claudio e non Claude) e le Dolomiti, dove ha aperto una quarantina di vie nuove e dove ha praticato ad alto livello l’arrampicata solitaria. L’elenco delle sue ascensioni senza compagni, nei primi anni Sessanta, vede la via Andrich a Punta Civetta, la Carlesso alla Torre di Valgrande, la Comici alla Civetta e la Ratti alla Torre Venezia. Fuori dalle Dolomiti, nel 1970, realizza la prima solitaria della via Cassin sulla parete nord-est del Piz Badile. Il capolavoro di Barbier, il 25 agosto 1961, è però il concatenamento delle cinque pareti Nord di Lavaredo in poco più di 7 ore complessive: via Cassin a Cima Ovest, via Comici a Cima Grande, via Preuss alla Piccolissima, via Dülfer alla Punta di Frida, via Innerkofler alla Cima Piccola. Senza una cartolina inviata a Marino Stenico, in realtà, la notizia rischierebbe di perdersi. Oltre che per le sue ascensioni, da solo o in cordata, Claude Barbier è noto per i suoi litigi furibondi con i compagni di cordata, per i suoi momenti di depressione e i suoi silenzi improvvisi.
Alle 17.00 all'Hotel Col di Lana di Passo Pordoi. Conduce la giornalista Virna Pierobon.