La mostra “Poveri diavoli” al Museo Diocesano di Trento

Dipinti, documenti e armi raccontano la lotta contadina nel Trentino

Ad un primo sguardo vedi tre contadini in cerchio che conversano serenamente tra loro. Se vedi bene però, noti che uno impugna una spada. Poi c’è un coltellaccio che spunta dalla tasca della giubba. E quei tre innocui contadini all’improvviso appaiono minacciosi. Come diavoli pronti a sovvertire l’ordine delle cose. 

La mostra “Poveri diavoli”, al Museo Diocesano Tridentino di Trento dal 24 ottobre 2025 al 26 gennaio 2026 racconta le rivolte contadine del 1525 nel principato vescovile di Trento.  

Lo fa partendo da una misteriosa stampa di Albrecht Dürer, la cui lettura genera più dubbi che certezze. Così come la mostra stessa, che invita lo spettatore a chiedersi chi siano questi “diavoli”. I contadini che arsero vivo nel suo palazzo il signore di Nomi, o i lanzichenecchi che repressero la rivolta nel sangue? 

A voi la risposta.  

 

IMMAGINE HEADER: Tre contadini in conversazione, Albrecht Dürer, 1497 circa. Trento, Museo Diocesano Tridentino 

Una mostra che è uno scrigno di storie

Il percorso espositivo della mostra si sviluppa attraverso sette sezioni. Un percorso breve che, grazie all’accurata selezione dei materiali, riesce a darti una panoramica esaustiva di ciò che accadde in Trentino in quel tumultuoso 1525. 

Lo fa attraverso storie di persone. 

Come quella, appunto di Pietro Busio, castellano di Mori, morto nell’incendio del suo palazzo. Venne dato alle fiamme dai contadini, opportunamente aizzati (e armati) dalla famiglia nobile dei Lodron, che sfruttò la rivolta per eliminare un rivale scomodo.  

La storia di Bernando Clesio. Quando vide i focolai di rivolta moltiplicarsi in Trentino, il principe-vescovo di Trento trovò riparo nella Rocca di Riva del Garda, pronto a prendere il largo per raggiungere lidi più sicuri.  

O quella del comandante Georg von Frundsberg, chiamato con i suoi lanzichenecchi in Val di Non e in Val di Sole per sedare la rivolta.  

Ci sono poi le armi dell’epoca, dei contadini e dei soldati. Basta uno sguardo per comprendere la disparità delle forze in campo e riflettere su quanto potessero essere disperati quei “poveri diavoli” per rischiare la vita in una lotta dall’esito scontato. 

 

SOTTO: Forca a tre rebbi, Tirolo, XVI-XVIII secolo (sx), Roncola inastata, Tirolo, XVI-XVIII secolo (dx). Rovereto, MITAG Museo Storico Italiano della Guerra 

Poveri diavoli: la mostra al Museo diocesano di Trento

Cinque motivi per visitare la mostra “Poveri diavoli” al Museo Diocesano di Trento

  • Grazie ad oggetti, opere d’arte, video e documenti d’epoca la mostra è un’immersione completa nel mondo delle rivolte contadine nell’Europa rinascimentale 

  • Per le opere d’arte esposte. Come, ad esempio la già citata Tre contadini in conversazione di Albrecht Dürer, la Madonna con il bambino di Francesco Verla e il Codice clesiano, opera di pregio inestimabile 

  • Perché a corredo della mostra c’è una bella colonna sonora a tema, da ascoltare dal tuo smartphone, magari proprio mentre visiti la mostra 

  • Perché la mostra è un invito alla riflessione sul significato della protesta, delle diseguaglianze sociali e di come la storia sia sempre scritta dai vincitori  

  • Perché visitare la mostra “Poveri diavoli” è un’ottima occasione per scoprire o riscoprire il Museo Diocesano, uno scrigno di arte e cultura nel cuore della città di Trento. 

 

IMMAGINI GALLERY, DA SX
- Storia della guerra rustica, Girolamo Brezio Stellimauro, XVIII secolo. Trento, Biblioteca Comunale, Fondo manoscritti
- Ritratto di Georg von Frundsberg, Dominicus Custos da Giovanni Battista Fontana, 1603. Cavalese, Biblioteca Gian Pietro Muratori
- Tre contadini in conversazione, Albrecht Dürer, 1497 circa. Trento, Museo Diocesano Tridentino 
- Codice clesiano. Investiture feudali e altre concessioni del principe vescovo Bernardo Cles, 1536. Trento, Archivio Diocesano Tridentino


 

Poveri diavoli

Poveri diavoli

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Pubblicato il 13/11/2025