Radici. Storie di donne, di lavoro e di montagna

La mostra al Museo Lusérn (Luserna)

Una donna avanza lentamente lungo un sentiero di montagna, piegata in due dalla fatica. Sulle spalle ha un enorme lenzuolo, chiuso ai quattro lembi in un fiocco.  Contiene chili e chili di erba essiccata. La strada da percorrere, dai pascoli al paese, sembra non finire mai. Gli uomini sono lontani, così sono le donne ad occuparsi di tutto. La cura dei bambini, la casa, ma anche la fienagione, la raccolta, il mercato, l’allevamento degli animali. 

La mostra “Radici. Storie di donne, di lavoro e di montagna” ("Burtzan. Stòrdje vo baibarn, arbat un pèrge", in cimbro), al Museo Lusérn fino al 2 novembre 2025, ti racconta una storia di perseveranza e coraggio. Di come sia possibile mantenere un nuovo equilibrio partendo da una mancanza. È una storia scritta dalle donne. 

La mostra “Radici” al Museo di Luserna

Mentre gli uomini erano lontani…

La mostra, curata da Elena Nicolussi Giacomaz e Maura Bello, racconta la storia delle donne di Luserna dall’Ottocento fino ai giorni nostri. 

Una vita particolare, quella delle donne nel borgo trentino di Luserna, oggi tra i Borghi più Belli d’Italia. Gli uomini, infatti, ogni anno migravano all’inizio di aprile e rientravano a novembre. Andavano in Germania, Svizzera o Austria a lavorare come scalpellini, e lasciavano le donne, gli anziani e i bambini a casa. Un sacrificio necessario in una terra che non poteva assicurare risorse sufficienti per tutti. Un sacrificio reso possibile dalla capacità delle donne di farsi carico di tutte le incombenze necessarie a mandare avanti la famiglia e il paese nella sua interezza, assicurandosi anche le provviste per l’inverno. Donne che collaboravano tra loro, grazie anche alla vicinanza delle abitazioni, in un paese così piccolo. 

Dall’allevamento all’agricoltura, dalla raccolta dei frutti al commercio, dalla cura delle puerpere, dei bambini e degli anziani alla cura della casa. Le donne di Luserna si occupavano di tutto. 

La mostra “Radici. Storie di donne, di lavoro e di montagna” racconta tutto questo. Lo fa attraverso immagini di repertorio, documentari e oggetti d’epoca. Ognuno di essi racconta una storia, come la biancheria, che componeva la dote di una futura sposa, ricamata durante le lunghe serata del filò davanti al camino, mentre si raccontavano storie, dove le creature magiche dei boschi convivevano serenamente di fianco il ritratto dei santi. 

La mostra “Radici” al Museo di Luserna

La storia dell’ostetrica di Luserna

Una sezione della mostra è dedicata a Firminia Nicolussi Castellan, l’ostetrica di Luserna che nel 1953 conseguì il diploma presso la “Scuola di Ostetricia di Venezia”. Ostetrica ma anche infermiera, assistente sociale e assistente del medico, che si recava in paese solo due giorni a settimana.  

Un punto di riferimento per la comunità, considerando che spesso, in un paese così lontano dai grandi centri, spesso i bambini nascevano in casa. In esposizione al museo ci sono ancora il suo camice, lo stetoscopio, i guanti e il bilancino con cui venivano pesati i bambini. Furono ben 29 i piccoli che nel 1958 Firminia aiutò a venire alla luce

La mostra “Radici” al Museo di Luserna

Le foto di Faganello

La seconda sala della mostra abbraccia le tre minoranze linguistiche del Trentino e l'Alto Adige, ritratte dall’occhio di Flavio Faganello, a vent’anni dalla sua morte. "Djarzaitn / Stagioni" è il nome di questa sezione fotografica, a testimonianza di quanto le stagioni della vita delle donne del Novecento siano in realtà simili all'interno dell'arco alpino. 

In mostra 57 scatti in bianco e nero, molti inediti, del fotografo trentino Flavio Faganello. Noto anche per aver viaggiato nei luoghi più remoti della regione e per aver immortalato la forza, la bellezza e l'unicità delle donne di montagna. 

Aut_luserna_costume_tipico_cimbro_Apt Alpe Cimbra | © Apt Alpe Cimbra

Museo Lusérn

entra
Pubblicato il 29/07/2025