L'EQUILIBRIO TRA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ E SVILUPPO

In Trentino più del 30% del territorio è tutelato grazie a tre parchi naturali e ad un sistema diffuso di aree protette. La selvicoltura naturalistica pone questa terra all’avanguardia per qualità delle superfici forestali e la stessa agricoltura di montagna è fortemente orientata alla sostenibilità

L'EQUILIBRIO TRA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ E SVILUPPO  #1
L'EQUILIBRIO TRA TUTELA DELLA BIODIVERSITÀ E SVILUPPO #1

In Trentino tutela dell’integrità ambientale e conservazione delle biodiversità sono da sempre un importante fattore di sviluppo, in grado di migliorare la qualità della vita, sia per chi ci vive stabilmente, sia per quanti vogliono trascorre un periodo di vacanza. Che in Trentino si vive bene lo si percepisce visitandone il territorio, scoprendo bellezza e salubrità dei suoi paesaggi, a cominciare dalle Dolomiti, Patrimonio mondiale Unesco. Una condizione che viene puntualmente certificata da vari anni da indagini e classifiche, dal Sole24Ore, a Italia Oggi, che collocano il territorio nelle prime posizioni per quanto riguarda la qualità della vita, alle Bandiere blu e arancioni assegnate a spiagge e località.

La tutela del territorio e delle sue risorse naturali ha radici antiche in Trentino e questa attenzione si è tradotta nel tempo anche in politiche ambientali precorritrici dei tempi. Più di cinquant’anni fa, nel 1967, la Provincia autonoma di Trento si dotava di un Piano Urbanistico Provinciale, primo strumento di pianificazione territoriale per un'area vasta concepito in Italia e per molti aspetti anticipatore di istanze che nella società italiana, allora nel pieno del boom economico, iniziavano a farsi strada. Tra queste una spiccata attenzione riservata all’ambiente: il Piano infatti individuava due Parchi Naturali provinciali - l’Adamello-Brenta e Paneveggio – Pale di San Martino - che quindi si possono considerare i primi Parchi regionali/provinciali creati in Italia, da istituire accanto al preesistente Parco nazionale dello Stelvio.

Accanto ai tre parchi, negli ultimi 30 anni è sorto un vero e proprio “Sistema delle aree protette del Trentino”: 75 tra Riserve naturali e biotopi provinciali, 222 riserve locali, 135 Sic i Siti di importanza comunitaria, 19 ZPS le Zone di Protezione Speciale e numerose aree di protezione fluviale, autentiche “casseforti” della biodiversità. E sono oltre 120 le specie animali sottoposte a tutela secondo la direttiva europea “habitat”.

Tutto il sistema delle aree protette si è confrontato con gli attori locali sui temi del turismo sostenibile, ottenendo la certificazione della Carta Europea del Turismo Sostenibile (CETS). 

Di questo patrimonio verde fa parte anche la “Riserva della Biosfera UNESCO Alpi Ledrensi e Judicaria”, un’ampia porzione di territorio che va dalle Dolomiti del Brenta al Lago di Garda, dove la sostenibilità è diventata fondamentale strumento di crescita.

Queste zone di tutela rappresentano tutte insieme oltre il 30% del territorio e sono oggi il cuore di una proposta verde che armonizza la conservazione con l’opportunità di vivere in maniera pienamente sostenibile queste oasi di natura pregiata, grazie ad attività organizzate come visite guidate nei diversi periodi dell’anno, momenti di educazione ambientale e laboratori didattici rivolti in particolare alla popolazione e agli ospiti più giovani.

E cosa c’è di più rigenerante nel cuore dell’estate di una passeggiata nella frescura che ci regala un bosco, respirando l’aria pulita a pieni polmoni. Fitte e omogenee le foreste trentine coprono il territorio per il 63% del totale, una superfice pari a 390.463 ettari. Il 76% dei boschi del Trentino sono di proprietà pubblica, il rimanente 24% di privati.

Annoverano circa mezzo miliardo di piante, vale a dire più di 1000 alberi per abitante, e forniscono quasi la metà della produzione nazionale di legname di qualità. Dal punto di vista forestale il Trentino può considerarsi all’avanguardia grazie alla pratica diffusa della selvicoltura naturalistica con suoi i criteri base: il rispetto degli alberi morti e l’attenzione costante nel mantenere boschi con piante di diversa età e ricchi di tutte le essenze vegetali autoctone sono pratiche che vanno nella direzione del mantenimento della biodiversità. Nove sono le foreste demaniali: Paneveggio, San Martino, Cauria, Valzanca, Cadino, Monte San Pietro, Bondone, Scanuppia e Campobrun.

La stessa agricoltura di montagna persegue fortemente la sostenibilità, a garanzia della qualità dei prodotti e degli ambienti rurali, anch’essi luoghi di vita per molte specie animali e vegetali, oltre alla conservazione della biodiversità, ad esempio in ambito zootecnico con la razza bovina autoctona Rendena e la Pezzata mochena, una razza caprina.