Il sapore del Trentino in un calice

Degustare un vino è il modo migliore per conoscere la terra dove nasce

Che piacere poter assaporare un buon calice di vino dopo una giornata di intenso lavoro o su una tavola curata nei minimi dettagli, meglio poi se lo puoi condividere con le persone che ami. Stappare una bottiglia di vino è un po’ come intraprendere un viaggio che ci racconta del territorio in cui è stato prodotto, anche a distanza.

Cosa trovi in un calice di vino?

I Vini del Trentino

...meglio poi se lo puoi condividere con le persone che ami

In un calice di vino trovi colore e sfumature, fragranze, sapori, ma non solo. Puoi trovarci un intero territorio e non inteso esclusivamente nel senso più enologico di “terroir”. Sentirai il legno delle botti e, a volte, anche sentori meno addomesticati dei vini più schietti. Potrai sentirci lo scorrere dell’acqua che, insieme al sole, è risorsa indispensabile per ingrossare gli acini e renderli succosi. Ci puoi ritrovare i venti e le temperature che tanto condizionano la maturazione e la vocazione delle varietà sui diversi versanti delle valli.

Se ti concentri ancora e ti aiuti con l’immaginazione, puoi sentire le mani di chi si è preso cura delle vigne, attraverso le stagioni: la potatura, la legatura e la vendemmia, che, in Trentino, per la particolare conformazione del territorio principalmente montuoso, in molte zone è ancora effettuata esclusivamente a mano. E quanto chiacchiericcio sotto i filari a settembre!

I Vini del Trentino

quante chiacchiere sotto i filari!

In Trentino, i vigneti costituiscono una parte essenziale del paesaggio, dai campi più pianeggianti e solivi delle sponde del Lago di Garda ai muretti a secco testimoni di un’agricoltura eroica, come in Valle di Cembra. La paziente fatica dei viticoltori e la diversità dei microclimi interni al nostro territorio sono gli elementi di un’equazione che ha saputo produrre vini unici e bottiglie prestigiose.

Valle dell'Adige - San Michele all'Adige - Cantina Endrizzi

puoi sentire le mani di chi si è preso cura della vigna

Alcuni vini possono raccontare il Trentino meglio di altri, perché le viti da cui provengono affondano qui le loro radici fin dalla prima ora.

Sono vitigni autoctoni la Nosiola, da cui si ricava anche il prezioso Vino Santo, tipico della Valle dei Laghi. Il Marzemino della Vallagarina, citato anche da Mozart nel suo Don Giovanni, che restituisce espressioni curiosamente inaspettate sui diversi versanti della Valle divisa dal fiume Adige.

Il Teroldego della Piana Rotaliana, il principe dei vini trentini, corposo e rubino, come lo vuole la leggenda a cui è legato che intreccia l’origine del vitigno con il sangue di un drago che dimorava nelle grotte del castello di San Gottardo.

Altre felici espressioni enologiche del territorio le concede il Müller Thurgau, che, pur non essendo vitigno autoctono, ha trovato nel suolo porfirico e nelle importanti escursioni termiche della Valle di Cembra le condizioni ottimali per una resa eccellente. Così lo Chardonnay, che sta alla base dell’eccellente produzione di Trentodoc, le ormai famose bollicine di montagna, con le quali si sono dati i natali al metodo classico italiano.

Pubblicato il 19/01/2024