La filiera artigianale della lana

“A me piacciono le pecore”

C’era una volta… questa storia potrebbe iniziare così. E invece è oggi, adesso, ed è tutto vero. Talmente vero che ti invitiamo a partire con noi per un viaggio in una terra dove le pecore hanno un nome e pascolano felici grazie al coraggio di un pastore artigiano, dove a un arcolaio siede una giovane mamma dal corpo di fanciulla e dove, con le tue mani, puoi creare manufatti in feltro e in lana vergine pura

Siamo nelle Valli Giudicarie del Trentino sud occidentale, nella piana del Lomaso, terra di mais, patate e latte, dove ogni anno, d’estate, arrivano ancora pastori di pecore transumanti dalle province vicine.

La filiera della lana, vivi un’esperienza trentina

Sandro

“Non sono un allevatore vero e proprio perché non spingo la produzione, neanche un pastore transumante, sono una via di mezzo tra un allevatore e un pastore, sono un ibrido, un pastore alternativo o pastore artigiano. Io allevo per il benessere della pecora. La lavorazione è tutta naturale senza prodotti chimici. Lavoro ogni pecora separatamente perché, come i capelli, ogni pecora ha una lana diversa e, di ogni prodotto, posso dire da quale pecora proviene”. Sandro Malesardi, nella vita precedente, è un perito informatico, lavora a Trento e ha la passione delle pecore. Suo papà per hobby ne ha sempre avuta qualcuna, nella casa e nei terreni di famiglia, e lui le conosce bene. A 39 anni ha una moglie, Lorenza, e un bambino appena nato e decide che è arrivato il momento di fare la svolta. Fonda, a Comano, La filiera della lana. Cerca le sue pecore, se ne prende cura per farle vivere felici e impara, da zero, a trasformare la lana in feltro, gomitoli e prodotti finiti, su richiesta, di ogni genere. Un apprendimento di due anni, tra tentativi e successi, lo trasforma nel primo e unico allevatore trentino capace di seguire artigianalmente tutto il ciclo della lana. Oggi Sandro alleva 50 pecore, produce e lavora 50 kg di lana all’anno e diffonde la cultura del suo lavoro insieme all’inseparabile cane Joska. “Joska è il nome russo di una canzone, quando l’ho presa cantavo in un coro di montagna e stavo cantando Joska la rossa”.

È Sandro che ti porta tra le sue pecore al pascolo, ti insegna a riconoscerle, la bergamasca, la tingola, la suffolk, racconta quali sono le loro attitudini, il carattere, cosa le stressa e cosa no, aneddoti di vita vissuta con i montoni e perché non alleva merinos. Cosa fa bene alla loro lana, perché le tosa a maggio e come. Insomma, hai mai guardato negli occhi un agnellino? Hai mai visto una pecora restare immobile quando è seduta?

Filiera della lana pecore | © Archivio Trentino Mktg

La lana

“Se inizi a dare mangime alle pecore per farle crescere più velocemente, loro sembrano belle forti ma poi hanno la lana così unta che stanno male e soffrono e io non riesco a lavorarla. La pecora deve essere alimentata naturale, prato d’estate e fieno in inverno. Se no la lana non è così bella. Se stanno in stalla tutto il giorno hanno una lana troppo sporca da lavorare e allora la devi trattare chimicamente”.

Il laboratorio dove le macchine trasformano il batuffolo in matassa è un circuito magico. La lana lavata solo con acqua fredda che poi ci puoi bagnare e concimare l’orto, ad ogni step viene pulita, mantenendo, a differenza delle lavorazioni industriali, la lanolina che è un protettore naturale della lana e anche della nostra pelle. Passa attraverso la carda lupo, un apritore, che restituisce una lana in fiocco già pronta per materassi e cuscini, poi la cardatrice che si chiama così perché davvero un tempo i batuffoli venivano spazzolati con il fiore di cardo, e ci puoi fare trapunte e imbottiture, oppure impastarla con acqua calda e sapone per ottenere il feltro. Infine, lo stiratoio e poi il fuso. Un’esperienza da prestigiatore vedere il batuffolo trasformarsi in un filo lungo 20 metri senza bisogno di collanti o additivi!

La lana di Sandro, a seconda del colore della pecora, è bianca o marrone oppure, unendo lana cardata bianca e marrone, diventa grigia. Gli altri colori sono tinture naturali. “In alcuni casi facciamo anche le tinture, con i prodotti naturali, neanche con gli estratti, proprio con le piante. Se vogliamo fare un rosa antico lo facciamo con la pigna dell’abete rosso, se vogliamo fare un viola, con le bacche del sambuco. Poi otteniamo altre sfumature col mallo della noce o con la foglia d’edera, con la buccia del melograno, col cavolo rosso, la curcuma. Ma di questo si occupa mia moglie…”.

Lorenza Malesardi | © Archivio Trentino Mktg

Lorenza

Lorenza è un’insegnante di musica, flauto traverso. Anche lei, da quando è diventata mamma per la seconda volta, ha sposato l’arte della lana. Ha imparato a filare, a lavorare a maglia, a inventare laboratori e insegnare a lavorare feltro e lana per produrre qualsiasi oggetto. Dalle pantofole agli orecchini, dai maglioni ai cappelli, alle borse da cottura. “L’altro giorno è venuta una signora con un sacchettone, una borsa molto imbottita di lana che ci puoi cucinare dentro. Mi chiede di fargliene una. Non sapevo cosa fosse. La usano per il trasporto termico ma anche per cucinare in maniera sostenibile. Porti la pentola sul gas, vai in temperatura, metti il tappo, poi la inserisci in questa borsa di lana e la cottura continua da sola e lenta per altre 4 o 5 ore. Ho studiato e l’ho fatta”. Patchwork, trapunte, gilet, arrivano le foto, Lorenza studia, inventa e crea.

E poi ama fare i laboratori, con i bambini, anche molto piccoli, con le famiglie, con chi privatamente desidera imparare come filare, lavorare a maglia, creare oggetti. Quando si può, nel prato o tra balle di fieno sotto il portico, oppure nel suo laboratorio.

“Con i più piccolini, da 2 ai 5 anni, facciamo i cuscini imbottiti. I bambini ricevono un sacchettino, con la lana, una federa già cucita e un sacchettino di organza. Quindi loro prima mettono i fiori di lavanda essiccati nel sacchetto piccolino. Poi aprono la lana con le mani, la inseriscono nel cuscino e non lo lasciano più. Con i più grandini facciamo i gufetti, con gli adulti modelliamo già il feltro e in un intero pomeriggio insegno a lavorare col fuso o con l’arcolaio per creare il gomitolo”. 

Filiera della lana  | © Archivio Trentino Mktg
Filiera della lana gilet | © Archivio Trentino Mktg
Lavorazione lana | © Archivio Trentino Mktg
Sandro e Joska | © Archivio Trentino Mktg

Tu

Bastano pochi passi, uscendo da una strada provinciale, per spogliarsi di tutte le certezze che regolano i ritmi frenetici del mercato. Per scoprire che basta toccare con mano la vita e la sua materia per immaginare un ordine nuovo del tempo e ciò di cui veramente abbiamo bisogno.

Se vuoi vivere un’esperienza con Sandro, Lorenza, Joska, le pecore, gli agnellini e sorprenderti di ciò che le tue mani sapranno creare, prenota e poi racconta la tua storia.

Pubblicato il 24/03/2023