Alcuni vini possono raccontare il Trentino meglio di altri, perché le viti da cui provengono affondano qui le loro radici fin dalla prima ora.
Sono vitigni autoctoni la Nosiola, da cui si ricava anche il prezioso Vino Santo, tipico della Valle dei Laghi. Il Marzemino della Vallagarina, citato anche da Mozart nel suo Don Giovanni, che restituisce espressioni curiosamente inaspettate sui diversi versanti della Valle divisa dal fiume Adige.
Il Teroldego della Piana Rotaliana, il principe dei vini trentini, corposo e rubino, come lo vuole la leggenda a cui è legato che intreccia l’origine del vitigno con il sangue di un drago che dimorava nelle grotte del castello di San Gottardo.
Altre felici espressioni enologiche del territorio le concede il Müller Thurgau, che, pur non essendo vitigno autoctono, ha trovato nel suolo porfirico e nelle importanti escursioni termiche della Valle di Cembra le condizioni ottimali per una resa eccellente. Così lo Chardonnay, che sta alla base dell’eccellente produzione di Trentodoc, le ormai famose bollicine di montagna, con le quali si sono dati i natali al metodo classico italiano.